“Immaginate di perdere tutto: soldi, amore, famiglia, casa, lavoro, amici. Provate a pensare di ritrovarvi completamente soli. Le vostre priorità sono cambiate, si sono ribaltate. Simone ha poco tempo per scoprire cosa diamine sia successo. Circondato da persone sconosciute inizierà il suo viaggio, cercando di capire di chi fidarsi e di chi dubitare. Voi cosa fareste al suo posto?”.
Come in una naturale sceneggiatura, il libro “Saltare un paio di vite”
apre nella mente del lettore, con avvincente ritmo e godibile lettura,
sipari sempre nuovi e imprevedibili. Il contesto della vita accompagna
le vicende di un uomo, personaggio-protagonista, che, mentre vive e
vuole vivere secondo determinate direttive, personali pensieri, si
lascia vivere o meglio si lascia trasportare dal flusso della vita
stessa. In cambio di un’angosciosa quiete egli deve accettare
l’inconsapevolezza, l’oblio della sua identità. Ma nei panni dell’uomo
nuovo, diverso, insolito, non muoiono i germi della sua vita originaria.
Ed ecco che, come incalzanti colpi di scena, tali germi si rendono
visibili in situazioni e figure umane che ricompongono i tasselli della
vita del protagonista. Non è il lieto fine di una commedia, ma la
generosa conclusione di una vita difficile. Quanto sognato dal cuore di
un uomo o predisposto dalla sua mente non sempre si realizza nella
materia informe della vita. Impreviste forze, sopiti chiaroscuri, a
volte, danno alla parabola della vita una direzione diversa o del tutto
indifferente all’azione dell’uomo. Questi, sconfitto, si abbandona
alla stasi, ma, poiché vivere è svolgersi, la fiamma dell’azione
insorge, e la dinamica della vita accoglie l’uomo che non cessa di
agire e di sognare, pur con gli intimi tatuaggi del vissuto. La voglia
di vivere mai rende inutile l’impegno dell’uomo.
Dott.ssa Carmela Ventimiglia