Il 18 Aprile 2008 presso gli studi della casa di produzione cinematografica Azteca Produzioni è avvenuta l’intervista al giovane scrittore emergenteAlberto Ventimiglia. Lo scrittore arriva puntuale all’appuntamento prefissato. Si presenta vestito alla moda e attento ai dettagli. Il suo sguardo è limpido, la sua stretta di mano forte, il sorriso accattivante. Dalla sua parlata emergono in maniera lieve le sue origini calabresi. Alberto dall’aspetto potrebbe sembrare un atleta, e di fatto è manifesto che pratica molto sport. E’ un ragazzo dell”82 che si occupa di arte, cinema, musica, ma dietro questa facciata eclettica, si cela uno spirito irrequieto che lo spinge sempre a migliorare e migliorarsi. Saltare un paio di vite è il suo primo libro, avvincente, dallo stile semplice e asciutto che parla dell’uomo qualunque: “Chiunque cessi di essere considerato appartenente alla propria specie dagli altri individui, per il semplice motivo che la tragica danza della vita ha confuso i sogni o soffocatola gioia, relegando ai margini dell’esistenza stupefatti danzatori”. Il protagonista è Simone, un medio borghese che per una serie di circostanze sfavorevoli perde tutto e si trova ad affrontare la vita da strada. D:All’alba del tuo primo libro, come ti definisci? R: Non mi ritengo uno scrittore. Ho iniziato a scrivere a 18 anni come hobbie, ma mi ha sempre affascinato la scrittura. Per me scrivere è un modo di tirare fuori le cose che ho dentro. Mi sono trovato a scrivere Saltare un paio di vite nel 2006, per caso, mentre stavo scrivendo un altro libro. E’ stato scritto di getto, in una notte ho avuto subito chiara la struttura della storia. E’ nato come un progetto amatoriale che ho fatto leggere agli amici. Sono loro che mi hanno consigliato di pubblicarlo e così, ad anni di distanza, ho trovato la casa editrice Aletti Editore che ha reso possibile la sua pubblicazione. Io mi definisco “uno scrittore per chi non vuole leggere2 nel senso che ho adottato uno stile di scrittura lineare, semplice e diretto, adatto a tutti, privo di fronzoli o retorica. Il mio libro descrive la vita reale mista ad un pizzico di fantasia. Nei personaggi ci si può facilmente identificare oppure riconoscere vicini di casa, fidanzati, colleghi di lavoro, parenti, amici. D: Da che cosa sei stato ispirato? R: Qualche anno fa, mi trovavo in Calabria nella mia casa vicino al mare immersa nella pineta. Sono sempre stato un attento osservatore e un giorno dalla mia finestra, ho visto un signore accampato nella pineta. Non era un senza tetto, ma ho notato che a lui piaceva vivere in quel modo. Folgorato da quella visione, ho iniziato a scrivere immediatamente. Quell’episodio ha suscitato in me l’interesse per la vita dei clochard. Quando mi sono trasferito a Roma per motivi di studio, ho conosciuto varie persone che vivevano per strada per scelta: professori, studenti, persone che hanno perso il contatto con il mondo dei loro affetti e hanno abbracciato questa vita. D: Credi nel blocco dello scrittore? R: Personalmente non ci credo. L’ispirazione la ho sempre, si tratta solo di mettere a fuoco le cose. Io ho tante idee, c’è da vedere se interessano a qualcuno oltre che a me stesso. D: Simone è il protagonista del tuo libro. Chi è Simone? R: Simone è un medio borghese che improvvisamente perde tutto e si ritrova per strada. Crollano tutte le sue certezze, ma non si da per vinto. Con l’aiuto di un clochard, Pietro, che diventerà il suo mentore, cercherà di risalire. In realtà Simone potrei essere io. Ogni uomo affronta determinati momenti che lo spingono a cambiare. Molti lettori, con un vissuto particolare, si riconosceranno in lui. D:Dove è ambientato il tuo libro? R: Il libro è ambientato a Roma, la città multiforme macro contenitore di micro realtà. E’ una jungla urbana, una città della sopravvivenza, in cui si muovono i senza tetto che si affannano nella lotta per arrivare al giorno seguente. La città si trasforma in una arena e i clochard in gladiatori ricoperti di stracci, che lottano per i bisogni umani primari come dormire, bere, mangiare. La Capitale diventa teatro degli spettacoli dell’elemosina e delle truffe: è un’arte quella di chiedere soldi e impietosire le persone attraverso la mimica del corpo, fingendo di avere arti mancanti, deformità fisiche. D: Che vuol dire il titolo ? R: Il titolo è nato solo quando ho finito di scrivere il libro. Inizialmente lo avevo chiamato in maniera generica Clochard. Io ho una mia teoria. Gli uomini hanno due tipi di concezioni di vita: una visione ottimista che spinge ad andare avanti senza fermarsi a riflettere ed essere contenti delle scelte effettuate. La visione pessimista, invece, ti fa rimpiangere le occasioni che si “saltano” per colpa delle scelte effettuate. Con il termine saltare un paio di vite intendo proprio le occasioni perse che non torneranno più, i bivi della vita che ti spingono a seguire una direzione a senso unico. D: Che cosa rappresenta la copertina? R: La copertina del libro è stata realizzata da Domizia Barattolo, una restauratrice e disegnatrice. Mentre le parlavo del libro, ha iniziato a disegnare tre maschere chiare su di uno sfondo nero. Ai lati ci sono le maschere che ridono e piangono e al centro c’è una maschera dall’espressione indefinita. Domizia ha detto che la maschera al centro sono io, un misto di tristezza e felicità. D: Dove verrà presentato il tuo libro? R: Saltare un paio di vite verrà presentato il 28 Aprile a Milano a “Le Trottoir”, un locale per artisti in Piazza 24 Maggio. Lì Andrea Pinketts, mi farà l’onore di presentare il mio libro. Ho incontrato il grande scrittore a Roma e si è mostrato subito interessato. Lui ha capito lo spirito con cui ho scritto Saltare un paio di vite e ha deciso di presentarlo. D: Hai altri progetti? R: Sto scrivendo un altro libro sul sociale. Niente clochard questa volta. E’ ancora in fase di scrittura e non mi voglio dare un tempo limite. Sono dell’opinione che se non ho nulla di interessante da dire, è meglio non aprire proprio bocca. Il libro Saltare un paio di vite della Aletti Editore uscirà il 28 Aprile 2008 e sarà disponibile presso: Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio (Roma) Biblioteca Nazionale Alessandrina (Roma) Biblioteca Nazionale (Firenze)