Le stanze di Andrea

Per Andrea le stanze sono vuote. Dicono sia pazzo, ma solo perché è un po’ distratto. Ha un suo mondo, un suo modo di vedere le cose, un suo modo di affrontare la vita. Il suo cervello è fatto di stanze dove rinchiudersi o esserci già dentro per aprirne la porta solo a chi si vuole. Credeva che la sua fosse stata una cosa passeggera, un momento giovanile. No, il fenomeno lo accompagnò per tanto tempo. Se parli con Andrea, ti ascolta e ti risponde sempre, con un qualcosa di affascinante. Risposte spettacolari che fuoriescono dalle sue stanze passando attraverso i corridoi neuro cerebrali. In una delle sue stanze ci sono i ricordi: dolorosi, felici, odiosi, particolari. La stanza è in disordine, i ricordi felici sono pochi, ma cercano di coprire, come un telone per verniciai, tutti gli altri ricordi. In un’altra stanza ci si trova in una sorta di atelier: tanti progetti, idee effettuate o ancora da realizzare. Tutto sa di studio, di bottega, lo ha ideato come una falegnameria, le schegge fantasistiche sono miliardi di miliardi. Aprendo un’altra porta ci si trova in un mondo in bianco e nero: un signore che pulisce una pipa, sorride a un bambino che gioca con un trenino di latta davanti a un focolare e una donna anziana che lavora a maglia, su una vecchia sedia a dondolo. Poco lontano, proprio dietro la sedia dondolante, ecco un’altra donna, molto più giovane della prima, ma con una grande somiglianza. Ha un altro bambino più piccolo in braccio e prepara da mangiare. Dal bianco e nero la stanza, in un attimo, si riempie di colori caldi, dolci, affettuosi, amorevoli, famigliari. Ecco un’altra porta, è rossa come il colore che troviamo all’interno della camera. Colore acceso, profumi vari, incensi, veli sparsi qua e là. Appaiono improvvisamente delle donne: belle o meno che siano, si muovono nella stanza senza un preciso punto di partenza o d’ arrivo. Non sono ben collocate, non avranno forse avuto molta importanza per Andrea. Altra porta, una luce bianca ci fa intravedere a fatica un abito da sposa: è bello, ma non c’è nessuna donna al suo interno a dargli forma; a terra una fede con una incisione all’interno “insieme per sempre”. E’ sporca di rosso, dall’odore sembrerebbe sangue. In fondo, c’è una porta nera, si fa fatica ad aprirla, sembrerebbe blindata. Le scatole o le porte chiuse creano sempre molta curiosità e la si soddisfa solo aprendole. Dopo un po’ di tentativi Andrea ci lascia entrare. E’ un ambiente particolare: piove a dirotto, c’è una strada dall’aspetto terribile, piena di curve e difficoltà visive. All’improvviso, una macchina, attorno tanta gente, un bimbo volato fuori dal parabrezza è straiato a terra morto. Una donna è riversa sul sedile senza vita anche lei, solo l’uomo alla guida sembra non aver riportato grossi danni. Un camionista implora perdono a Dio e a chiunque gli si avvicini. In una strada come quella, con un tempaccio simile, è facile finire sull’altra corsia. Andrea ci concede di aprire un’ultima porta. Meravigliosa, la dimora è bellissima: un grande viale alberato, un immenso giardino, una casa in legno, tutta bianca, pura. C’è un porticato, due persone,un uomo e una donna siedono su un dondolo, restandosene abbracciati. E’ Andrea quell’uomo, abbraccia una donna molto carina, felice di stare con lui. Andrea vive nelle sue stanze e lo fa con l’unica persona che ama; le concede accesso, perché sa che lo ricambia ed è la cosa più preziosa che ha.

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